Comunità di Siloe, i monaci si raccontano:
“Il cristianesimo è sporcarsi le mani”.

Inizia con una conferenza densa di emozione la seconda giornata del Siloe Film Festival, dove i monaci della Comunità di Siloe si sono raccontati, e hanno parlato del loro percorso, delle loro storie di vita, spiegando quali motivazioni li hanno spinti ad aderire a questo progetto cinematografico. Rendendo il pubblico partecipe di alcune loro riflessioni sulla tematica di questa edizione, “la ricerca dell’altro e la compassione”.

“Alle ferite dell’altro siamo portati a versare olio e vino”, esordisce padre Mario, Priore della Comunità di Siloe: “però a me spaventa la parte che rimane mezza viva. Se io verso vino nella ferita questa brucia, perché una persona ferita ha una buona dose di rabbia rancore e violenza, e quando io manifesto la difficoltà a soccorrere l’altro il problema è la sua ostilità. Ma è attraverso quella ferita che viene fuori la sua autenticità”. Padre Mario ha iniziato il suo cammino di monaco da molto piccolo, e nonostante i lunghi anni trascorsi in questo ruolo, e la conseguente consapevolezza maturata, ammette di essere comunque all’interno di un percorso più ampio verso la maturità: “Isaia ha una visione della gloria di Dio, con gli angeli che la lodano, e dinnanzi a questa manifestazione crolla a terra dicendo di essere un peccatore, un misero. Questa è la purificazione, che presuppone la capacità di beneficare l’altro, di andargli incontro. Questa parte non redenta, cristianamente, a me fa paura. Se non riconosciamo le ferite ci facciamo violenza a vicenda e ci feriamo ancora di più”.

“Noi usiamo un linguaggio ma non sappiamo sempre quanto esso sia condiviso” prosegue Fra Mauro, monaco della Comunità, originario di Frosinone: “una volta i professori ci facevano spiegare il linguaggio, mentre invece oggi usiamo spesso parole come compassione e misericordia senza capire. Dobbiamo quindi partire dalla Bibbia, perché il rischio è quello di usare un linguaggio prettamente emotivo. Misericordia coincide infatti con il mistero di Dio: lo stesso di Mosè che si toglie i sandali di fronte al roveto ardente”. Quando parliamo di Dio perciò “dobbiamo capire di quale parliamo: di quello dei filosofi, di quelli dei poeti, o di quello dei cristiani, rivelato da Gesù Cristo” prosegue Fra Mauro. “Giovanni nel Nuovo Testamento dice che Dio è amore: la fonte è il Padre. Per i cristiani inoltre Dio è Uno e Trino, e per questo dobbiamo comprenderne il percorso. Dio non ha bisogno di essere amato, ma ama il figlio, che riceve questo amore del Padre che è lo Spirito Santo. Quando Dio ha creato il mondo lo ha creato per amore, il Suo amore è infinito, e non c’è merito per cui si è amati. L’amore di Dio per l’uomo è un amore che si lascia ferire, e se l’uomo non accetta questo amore, si allontana da Dio e il dono si trasforma in perdono. Questa è la Misericordia”.

Fra Mauro è monaco dall’85, ed è arrivato a Poggi del Sasso insieme agli altri membri originari della Comunità di Siloe: “il Dio misericordioso si lascia coinvolgere dagli uomini e si lascia ferire, e attraverso queste ferite ci fa guarire. Questo è molto lontano dal mondo, dai filosofi e dalla religiosità. L’uomo cerca di arrivare a Dio attraverso comportamenti e norme morali, ma Dio è diventato uomo. La religione è atea, perché il cielo del Padre nostro è in mezzo a noi: Dio conosce i nostri sentimenti e conosce chi è uomo. La religione invece no. Il messaggio di Gesù è offerta di pienezza di vita, e le persone non sono obbligate a osservarlo. L’atteggiamento è quello dei piccoli, è un atteggiamento del cuore per arrivare”. Bisogna quindi “togliere i sandali per osservare l’amore di Dio. Gesù stando con i suoi portò al massimo la sua capacità di amare, e ci sta dicendo qual è il modo di amare gli altri. È servire”. Questo è “il comandamento nuovo che Gesù ci dà, quello di amare. Il sacerdote e il levita vedendo il samaritano passano invece oltre proprio perché erano religiosi: Gesù quindi sta andando oltre una certa religiosità. Il cristianesimo al contrario è sporcarsi le mani, avere compassione, versare olio. La legge perciò divide gli uomini, mentre l’amore li unisce”.

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