SPERARE nell’INNOMINABILE ATTUALE*

Ma è ancora possibile sperare?

Ancora, così sembra, non è tempo che a tutti gli uomini possa accadere come a quei pastori che videro rischiarato il cielo sopra di sé e udirono quella parola: ‘Pace in terra e agli uomini un prender piacere gli uni agli altri’. Questo è ancora il tempo degli individui.
(F. Nietzsche, Umano, troppo umano).

La speranza ci mostra il mondo in movimento, in evoluzione. Non è semplicemente un premio di consolazione per le disgrazie della vita, piuttosto è uno sforzo per vedere come le cose divengono, come si modificano. Kant parlava della candida colomba della ragione che pensa all’aria come ostacolo e invece è colei che sostiene il volo. Si potrebbe dire che la speranza è l’aria che sostiene la ragione, senza la speranza la ragione non potrebbe volare e senza la ragione la speranza sarebbe cieca.

La speranza non riguarda tanto il futuro quanto il presente; ogni istante può diventare significativo, dobbiamo imparare a vivere ogni momento come se fosse eterno: Cogli l’eternità nell’istante. (E. Block, Il principio speranza). Per eternità si intende la pienezza dell’esistere, riguarda quei momenti d’essere in cui sembra di scoprire il senso delle cose. Alla base del faro non c’è luce; non dobbiamo proiettarci nel futuro, ma illuminare, attraverso la conoscenza della speranza, quello che è al centro del nostro essere, dobbiamo illuminare ogni attimo della nostra esistenza.

E questo può accadere con il solo uso della ragione?

Non è il gusto illuministico di rendere tutto chiaro e trasparente. Il nucleo di oscurità che è interno a noi stessi non si potrà mai dissipare se ci limitiamo ad un’indagine del misurabile; nello stesso tempo però non dobbiamo cadere nel ricatto dell’oscuro, dell’enigma per l’enigma. Si cerca di passare dall’oscuro al chiaro senza cancellare gli elementi di oscurità. Dovremmo ridurre queste intermittenze dell’intelletto e del cuore, questa opacità a noi stessi, e moltiplicare questi attimi eterni.

Tendono alla chiarità le cose oscure

Portami il girasole ch’io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l’ansietà del suo volto giallino.

Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.

Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.

(Eugenio Montale, dalla raccolta Ossi di seppia)

TEMA
Dentro il nostro tempo dove la sensazione più precisa e più acuta è quella di non sapere dove ogni giorno stiamo mettendo i piedi. Il terreno è friabile, le linee si sdoppiano, i tessuti si sfilacciano, le prospettive oscillano. Dove ciò che prevale è l’inconsistenza, una inconsistenza assassina, è ancora possibile SPERARE?

Questa la domanda che il SiloeFilmFestival 2018 si pone e che i film in concorso aiuteranno ad affrontare.

 

*Roberto Calasso, L’innominabile attuale, Adelphi Editore

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